Rende difficile perdere peso ma molto facile riprendere i chili persi: è la dieta a zona, una delle diete più “di moda” negli ultimi anni. Vediamo perché generalmente funziona… ma per poco!
Oggi la “Scienza dell’Alimentazione” basata su regimi dietetici tecnicamente imposti, ha fallito: questo è chiaro dalle statistiche, da cui risulta che tutte le diete promosse negli ultimi anni (come la dieta a zona), non abbiano portato i frutti sperati: riportare cioè al peso forma gli ignari malcapitati e conservare i risultati di tanta sofferenza. Perché, diciamoci la verità, la dieta è quasi sempre una sofferenza e la maggior parte delle persone cerca dietologi e nutrizionisti, per dimagrire ma poi finisce solo per pagarli profumatamente, farsi mortificare con preordinate diete affamanti e sentirsi dire di mangiare poco.
Invece, andrebbe pagato quel professionista serio, capace di indurre al definitivo dimagramento e ad uno stato di salute, insegnando a nutrirsi con equilibrio e soprattutto con soddisfazione.
Pensateci bene: non serve un dietologo per mangiare poco o nulla. Tuttalpiù sarebbe più ovvio il contrario: cercare qualcuno che vi induca ad una educazione alimentare, che vi aiuti a trovare la vostra eu-nutrizione, perché non è la persona che deve seguire la dieta, ma la dieta che deve seguire l’individuo, come soggetto irripetibile.
Detto questo, vorrei fare un accenno alle diete “alla moda”, che in questi ultimi anni, attraverso aggressive campagne mediatiche, hanno fruttato ai loro ideatori soldi a palate.
Parlo della dieta a zona , della dieta Atkins e della tanto attuale dieta Dukan, che altro non è che una rivisitazione delle due precedenti, ma ancora più malsana. Cominciamo dalla dieta a zona.
La dieta a zona
Studi scientifici consolidati hanno stabilito che, per conservare un buon stato di salute, l’apporto nutritivo calorico quotidiano debba essere composto da circa:
- 55-60% di carboidrati
- 15-20% di proteine
- dal 15-20% di grassi
Su queste basi ognuno poi potrebbe modulare la propria dieta, sperimentando su quali sostanze maggiormente propendere. Infatti ci sono soggetti che, anche con una percentuale (un po’) più bassa di carboidrati riescono a tenersi in perfetto equilibrio psicofisico, senza incappare in stati carenziali da glucosio tipici di chi incorre in stati di irascibilità, spossatezza. deconcentrazione, ipotrofia muscolare, disidratazione cutanea, fame serale accentuata, desiderio continuo di dolciumi. Queste condizioni sono da testare individualmente con, possibilmente, un esame bioimpedenziometrico per monitorare la composizione corporea individuale: massa magra, massa grassa, massa cellulare.
Secondo la dieta a zona:
- la quantità massima di carboidrati sfiora il 40%,
- le proteine aumentano ad un 30%
- e anche i grassi aumentano ad un 30%
La dieta a zona si basa sul principio che una riduzione dei carboidrati abbassi il cosiddetto indice “glicemico”, mantenendo a livelli minimi l’insulina, favorendo così la combustione dei grassi.
In realtà, però, i livelli di insulina non dipendono solo dalla quantità di carboidrati assunti, ma da un contesto nutritivo – emotivo molto più complesso. Porsi come obiettivo della dieta una riduzione drastica della glicemia, come fa la dieta a zona, non è sano, sia per lo stato generale di energia, sia perché una riduzione dei carboidrati porta inevitabilmente anche ad una combustione delle proteine, da un lato per via indiretta, poiché gli aminoacidi si trasformano in zuccheri per compensarne l’insufficienza, dall’altro per via diretta, perché molti aminoacidi possono entrare per vie intermedie nel “ ciclo di Krebs”. Inoltre , l’insulina ha anche funzioni importanti, come quella anabolizzante, e ridurla troppo non rappresenta affatto un vantaggio fisiologico.
La dieta a zona è difficile da seguire, perché presuppone l’introito di cibo ogni tre ore quando magari non si ha appetito, a volte con l’assunzione di preparati che riducono la fame, e questo vuol dire dissociarsi completamente dal proprio corpo e dai propri bisogni fisiologici!
Dopo la prima riduzione di peso si avverte frustrazione, col rischio di ritrovarsi con valori clinici alterati. Un regime di dieta a zona, quindi, potrebbe essere seguito per un breve lasso di tempo in un contesto nutritivo più corretto, e solo se se ne hanno effettivi benefici. I chili persi vengono recuperati velocemente quando la dieta a zona viene interrotta. Segno che è un modo di nutrirsi poco fisiologico che a lungo andare rallenta il metabolismo.
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Mah….è uno stile di vita, un regime alimentare ..non una dieta..quindi se ci si trova bene, analisi , peso e e salute psicofisica..che dire..nessun bisogno di interromperla!
E’ uno stile di vita a mio avviso più sano di molte altre diete che promuovono l’infiammazione cellulare.
I clienti rimangono molto soddisfatti anchedei prodotti che aiutano a stare in zona giorno per giorno.
A me ha funzionato, bisogna seguirla bene però ..
Forse la critica più efficace a questa dieta, stà proprio nel fatto che più che uno stile di vita permanente va bene essenzialmente per dimagrire. E’ decisamente tra le più salutari in circolazione. Il modo in cui la descrivete è estremamente superficiale, le attribuite inoltre proprio le colpe che non ha, poichè il suo successo dimagrante è piuttosto consolidato; ovvio che poi l’infallibiltà non è possibile.
Confermate in sostanza un pregiudizio sui seguaci delle medicine naturali: una decisa povertà da giornaletto di serie C con in appendice tisanine di finocchio e dolcetti al rabarbaro, e commenti senza sostanza con cui liquidate tutto.
Cosi’ mi sento leggittimato a fare altrettanto con voi.
pan per focaccia, buone tisanine a tutti e tutte.
55 – 60 % di Glucidi mi sembra ENORME !! Potreste citare quali sono questi “Studi scientifici consolidati” !!!