Quando mangiare sano diventa una vera e propria ossessione. Si chiama ortoressia ed è un emergente disturbo alimentare.
Oggi la ricerca di una sana alimentazione è diventata un obiettivo di molti. Le informazioni che ci arrivano , soprattutto tramite internet, sulle conseguenze deleterie che potrebbe avere una cattiva dieta sulla nostra salute ci fa riflettere di più sulla scelta del cibo sano da scegliere. Se, però, cercare di alimentarsi in modo più sano è una scelta giusta e assolutamente condivisibile, non lo è altrettanto se questa scelta diviene una vera e propria ossessione.
Questa ossessione prende il nome di ortoressia. È un nuovo disturbo che viene annoverato nella schiera dei disturbi alimentari, insieme alla bulimia e all’anoressia.
Essa descrive una condizione caratterizzata da un comportamento alimentare volto all’ossessione patologica per una alimentazione il più possibile pura e non contaminata. Tale condizione non è tanto rivolta al controllo del peso (come nel caso dei bulimici che vomitano) o alla perdita di peso (come per gli anoressici), ma al tentativo di ottenere uno stato di salute ottimale.
Mangiare sano, quando arrivano i problemi?
I problemi arrivano quando lo stato di ansia nel tentativo di ricercare “cibi sani”, quanto più puri possibile, porta a mettere sotto esame ogni ingrediente, per paura di sostanze nocive o contaminate, quando si passano ore alla ricerca di alimenti sicuri, quando si comincia ad eliminare intere categorie di cibi, fino ad arrivare a diete fortemente restrittive che portano inevitabilmente a gravi carenze nutrizionali, ottenendo poi il risultato opposto a quello che all’inizio ci si era prefisso: il conseguimento di una salute e forma perfetta.
Cos’è l’ortoressia?
Il termine di ortoressia nervosa fu coniato già nel 1997 da Bratman e Knight. Fu lo stesso Bratman, un dietologo, che spiegò di essere stato lui stesso ortoressico, e dopo esserne guarito si dedicò alla codificazione di questo disturbo. Egli descrive come questi soggetti sono preoccupati della qualità del cibo, piuttosto che dalla quantità, impiegando tempo ed energie ad esaminare le origini, il confezionamento, gli eventuali tossici, la radioattività, i grassi, gli zuccheri, gli additivi e quant’altro di “terribile” possa essere contenuto negli alimenti, ma la lista potrebbe essere infinita!
L’ossessione sulla qualità del cibo nasce dal desiderio non solo di cibo sano, ma di cibo puro e incontaminato fino ad innescare meccanismi di comportamento perversi.
Ad esempio credenze (errate) sulla digestione di cibi dopo l’assunzione di altri o regole ferree auto-imposte sulla eliminazione di alcuni cibi piuttosto che altri. Insomma la scelta dei cibi e la loro assunzione assume una connotazione decisamente rigida e ossessiva.
Ortoressia e isolamento sociale
Alcuni autori affermano che dal punto di vista psicologico i soggetti che soffrono di ortoressia soffrono di frustrazione quando non sono in grado, per qualche motivo, di seguire i loro rituali alimentari. Provano disgusto se la purezza del cibo viene violata, oltre ad un senso di colpa e disgusto verso se stessi a seconda del grado di aderenza al sistema di regole interno rispetto alla percezione soggettiva di ciò che è giusto o sbagliato mangiare.
Non è difficile immaginare quanto tutto ciò comporti un alto prezzo da pagare in termini di isolamento sociale. Condividere i pasti in maniera piacevole e conviviale diviene una vera tortura, se gli altri non seguono le loro stesse regole, e tendono quindi ad evitare pranzi, inviti.
Quando proprio non possono farne a meno, sono capaci di digiunare sia al ristorante che a casa d’altri, o si portano addirittura il cibo da casa, rifiutando il pasto offerto dall’ospite.
Tutto ciò a discapito della socializzazione. Ecco che diventa più semplice il non interagire con altri che abbiano abitudini diverse dalle loro, in modo da mantenere il pieno controllo del mondo che li circonda.
In più si sentono sempre dalla parte del giusto, assumendo un atteggiamento di disprezzo e di superiorità morale nei confronti di chi ha preferenze diverse dalle loro.
A questo punto la scelta del cibo prevale su tutto: valori personali, morali, relazioni interpersonali, lavorative, compromettendo spesso anche le relazioni affettive.
La diffusione dell’ortoressia
Sebbene l’ortoressia non sia stata ancora annoverato all’interno del DSM, il Manuale diagnostico statistico delle malattie mentali, molti ricercatori se ne stanno occupando in quanto cresce la statistica dei soggetti colpiti.
A tal proposito, alcuni ricercatori dell’Università del Colorado hanno pubblicato un articolo nel 2014 sulla rivista Psychosomatics dal titolo “Microthinking about micronutrients: a case of transition from obsessions about healthy eating to near-fatal ‘orthorexia nervosa’ and proposed diagnostic criteria”, in cui hanno proposto dei criteri diagnostici specifici per questo disturbo. Sia la British Dietetic Associaton che l’EUFIC, European Food information Council hanno già lanciato l’allarme.
Un italiano su tre è fissato con il cibo sano
La Onlus per la cura dei disturbi alimentari “Nutrimente” ha lanciato un “allarme ortoressia” dopo aver fatto un sondaggio online su 1.200 italiani tra i 18 e i 65 anni. Almeno uno su tre ha dichiarato di avere un amico fissato con la purezza del cibo. Non che tutti siano ortoressici, ma il monitoraggio da un’idea di quanto sia ampio il bacino di vittime potenziali.
L’ortoressia colpisce di più gli uomini
La tribù degli ortoressici è in ascesa: copre il 15% dei tre milioni di italiani colpiti da disturbi alimentari censiti dal Ministero della Salute, e sorpresa, gli uomini colpiti sono più numerosi, circa l’11% contro il 3,9 delle donne.
Ortoressia e ipocondria
La connotazione di ipocondria legata all’ortoressia viene fuori. Laura Dalla Ragione, responsabile del numero verde ( 800180969, SOS Disturbi alimentari della Presidenza del Consiglio 24 ore su 24) e autrice del libro “Prigionieri del cibo”, dichiara:
“Questa ossessione per il cibo sano è alimentata dalla paura di ammalarsi. Una sorta di ipocondria nei confronti del cibo. L’obiettivo non è essere magri, ma non venire contaminati da sostanze che potrebbero compromettere la propria salute. Per questo le verdure devono essere biologiche, colte da poco, le uova provenire da certi allevamenti, il tipo di cottura non deve compromettere i principi nutritivi. Tutto deve essere fresco e non trattato con sostanze non naturali. Gli ortoressici finiscono col mangiare poche cose e isolarsi dal contesto sociale. La loro estrema magrezza è un effetto di questo stile di vita”.
Le conseguenze dell’ortoressia sulla salute
La psicoterapeuta Roberta Bidone, tra i fondatori di “Nutrimente” afferma:
“L’ortoressico va incontro a carenze di vitamine e sali minerali, che causano malnutrizione e spossatezza. I maschi sono i più colpiti, perché la loro immagine sociale è più legata di quella femminile ai concetti di forza fisica ed energia. Uomini o donne che siano, il problema comunque è spingerli a curarsi. Non è facile: credono di avere, verso il cibo, l’atteggiamento più corretto che ci sia”.
La cura prevede la psicoterapia e, nei casi più gravi, il ricovero in ospedale. Spesso sono le famiglie a dare l’allarme, soprattutto nel caso di adolescenti. A tal proposito dichiara la psicologa Katia Provantini, presidente della cooperativa milanese “Il Minotauro”, che si occupa di disagio adolescenziale:
“I giovani tendono a ideologizzare l’ortoressia, poiché il cibo sano è anche etico: non abbatte gli alberi, non inquina, non esce da multinazionali, non danneggia le minoranze. Si sentono eroi da ammirare”.
Ragazzi benestanti con una buona cultura del cibo, ma che perdono l’equilibrio e vanno in eccesso nella selezione dei cibi sani, eliminandone intere categorie. Quindi bisogna fare molta attenzione a non entrare in una spirale ossessiva. Il confine è labile. È un attimo passare dalla parte di chi considera il cibo come un veleno. Il cibo però è solo un capro espiatorio. Dietro questo disturbo si celano spesso problematiche che hanno radici più profonde. Questo disturbo presenta delle affinità con altri disturbi come quello ossessivo compulsivo di personalità con il quale condivide perfezionismo, pensiero rigido e iper-moralità. Le sfaccettature di questo disturbo possono essere molteplici, ma alla fine il rischio è proprio quello di perdere di vista il fine ultimo di scelte alimentari più oculate: la perdita di quella salute psicofisica tanto agognata, togliendo spazio e tempo a persone e interessi ed altre attività, magari più salutari e si rimane solo malati della propria nevrosi, “malati di cibo sano”.
Facile coniare un termine e definire una malattia la ricerca di cibo sano. Non occorre essere maniaci, se ci si guarda intorno (supermercati, negozi, ristoranti ecc.) quasi nessuno dichiara di usare ingredienti bio, ben pochi rispettano le scelte alimentari dovute a vari motivi, salutistici o etici. Il panorama è sconfortante…..la convivialità è sacra, certo, ma anche il desiderio di mangiare cibi sani e gustosi nello stesso tempo.
un esempio per tutti : il PANE, questo alimento meraviglioso con tutti i suoi derivati, da 40 anni circa è fatto con una farina di grano ben diverso da quello di una volta, chwe aveva meno glutine e non era trattato. Risultato : intolleranze e celiachia. Ma quest’ultima porta denari e quindi ecco le soluzioni.
Che malattia coniare per chi è affetto dalla brama di guadagno anche passando sopra alla salute dei consumatori???