L’attività motoria come spontanea espressione del Sé, l’attività sportiva come strumento per accelerare il metabolismo e bruciare calorie.
C’è una sostanziale differenza tra attività sportiva e attività motoria. La prima è una passione indotta dal sociale con venature agonistiche, di competizione e a volte di guadagno, mirata a creare un’immagine esteticamente e, a volte, socialmente apprezzabile. In questo caso però non vi è nulla di naturale, nulla di introspettivo che possa colmare il divario tra la nostra cerebralità “occidentale” e il corpo da magnificare come capace di “vincere” o piacere o non incorrere nelle malattie.
Ben diverso il discorso sull’ attività motoria che esprime il dinamismo della nostra intelligenza cellulare. Nella vita nomade presente nei nostri cromosomi è impressa la necessità del movimento come salvaguardia della identità psicofisica.
Quindi, se si è “ben nutriti”, anche chi non è appassionato di sport o non ha il tempo o i mezzi per iscriversi a piatte e spesso noiose sessioni di palestra che non corrispondono ad una efficace disponibilità psicofisica, può trovare spunti diversi, camminando, correndo, salendo le scale a piedi o muovendosi estemporaneamente, magari con passeggiate nei boschi o scegliendo percorsi più introspettivi – ad esempio lo Yoga – per sublimare il bisogno e l’esigenza profonda, del proprio corpo, di dinamismo motorio, che ci consente di liberare quelle energie indispensabili per poter stare bene, non solo fisicamente, ma soprattutto psichicamente.
Un esempio suggestivo del connubio tra azione motoria ed efficacia del pensiero lo troviamo nell’antica abitudine dei filosofi greci peripatetici di passeggiare, anche per ore, mentre approfondivano l’essenza delle cose.
Le nostre capacità organiche sono sublimate, oltre che da una corretta alimentazione, senza carenze, anche da profonde motivazioni esistenziali. Oggi, invece, è svilita da attività fisiche alla moda che si svolgono in asettiche palestre dove spesso la vera motivazione è quella, probabilmente, di “rimorchiare”. Al di là di queste motivazioni narcisistiche, tipiche però della nostra epoca, basata solo sull’ apparenza e non su veri valori etici, credo che l’azione sana e da perseguire sia la manifestazione istintiva del proprio strumento di sopravvivenza quale è il Sé, il corpo.
Per questo non ci sono orari e ognuno potrebbe seguire il ritmo che meglio gli si addice. Il problema è che la maggior parte della gente ha perso la capacità di ascoltare il proprio ritmo interiore poiché i gesti quotidiani e i ruoli sociali tendono a inibire i gesti motori naturali, come la voglia di ballare su di una melodia sentita all’improvviso o la voglia di correre, saltare, allungarsi o contrarsi, finendo con lo svilire la naturale capacità di individuare importanti segnali di necessità di attivazione cellulare.
L’attività motoria naturale, supportata da una gratificazione emozionale, è una miccia per una esplosione ormonale che investe tutto il nostro Essere, e che ci predispone a difenderci meglio dalle aggressioni ambientali e quindi meglio dai conseguenti squilibri.
Sappiamo tutti che l’attività fisica aumenta il livello energetico, ma distinguiamo tra due casi:
- chi fa sport regolarmente e si nutre in maniera equilibrata, oltre a bruciare quando fa movimento, accelera il metabolismo energetico anche a riposo, mentre chi mangia meno rispetto ai propri fabbisogni (diete ipocaloriche, cattivo assorbimento dovuto a farmaci ecc..) brucia più calorie solo durante lo sforzo, mentre a riposo consuma molto meno di quanto avverrebbe da sedentario, in quanto il suo corpo “sa” che è iponutrito e si adatta al fatto che lo aspettano ulteriori attività risparmiando “carburante”. L’attività sportiva, quindi, può innescare questi meccanismi: se il corpo si nutre adeguatamente, senza deficit di nutrienti, il metabolismo basale tende ad attivarsi con un dispendio a riposo leggermente superiore alla norma.
- se invece si fa sport ma ci si nutre in maniera insufficiente, si avrà una risposta di adattamento diversa: il corpo per non trovarsi a corto di energia nella fase di sforzo prevista, abbassa il metabolismo nelle ore di riposo. La conseguenza sarà una ricostruzione cellulare al di sotto del fabbisogno individuale con conseguente mantenimento delle riserve lipidiche ed erosione della massa magra. L’esperienza ci insegna che persone iponutrite che si allenano tutti i giorni possono dimagrire e tonificarsi se aumentano i fabbisogni nutritivi e riducono la frequenza o l’intensità degli allenamenti. Sembra paradossale, ma è così!
L’attività motoria fa bene al cervello
Secondo un articolo di Tutto Scienze, Wendy Suzuki, professoressa al Centro per le Scienze Neuronalid ella New York Università, avrebbe scoperto gli effetti positivi dello sport sul cervello:
“L’esercizio favorisce il rilascio di un fattore trofico chiamato Bdnf che aiuta l’ippocampo a lavorare meglio e a contrastare gli effetti negativi del cortisolo rilasciato nei momenti di stress”
Il suo consiglio è di svolgere 30 o 40 minuti di esercizio almeno 3 volte alla settimana. Leggi tutta l’intervista alla Suzuki
Ma come conciliare l’attività motoria con il lavoro?
Questo è un problema di molti e l’orario in cui si fa moto deve necessariamente modificare le nostre abitudini alimentari in modo da mantenere gli equilibri.
Molte persone che lavorano a pieno ritmo, riservano del tempo nella pausa pranzo, tra le 13 e le 15 del pomeriggio, o nel tardo pomeriggio o più tardi, quando invece bisognerebbe cenare.
Nel primo caso (attività motoria dalle 13 alle 15) spesso si salta il pranzo, magari senza neanche aver fatto una sostanziosa colazione che invece sarebbe un supporto necessario per quei meccanismi di smaltimento e ricambio cellulare di cui accennavo prima.
Nel secondo caso, (attività motoria serale) se non ci si è nutriti a sufficienza a colazione e a pranzo, bisogna capire quanta energia psicofisica rimane per sottoporre l’organismo ad uno sforzo intenso dopo ore di lavoro e varie ore di digiuno. Un segno allarmante è un esagerato senso di fame la sera subito dopo lo sforzo: in un individuo “ben nutrito” quando c’è adrenalina in circolo, il senso di fame dovrebbe diminuire, non aumentare. Quindi in entrambi i casi l’impegno profuso non darà i suoi frutti.
C’è da rivedere sia le abitudini che le strategie alimentari per far sì che l’attività motoria svolta sia una marcia in più e non un’ulteriore frustrazione psicofisica.
Consigli: chi svolge l’attività tra le 13 e le 15, dovrebbe fare una super colazione, magari con uno spuntino a metà mattina, cosicché saltare il pranzo non creerà scompensi pericolosi. Dopo lo sforzo fare uno spuntino e una cena leggera. Chi invece può cimentarsi solo a tarda sera, non dovrebbe rinunciare ad un pranzo sostanzioso e, un’ora e mezza prima della sessione, concedersi uno spuntino digeribile ma nutrizionalmente equilibrato. Questo consentirebbe anche di non esagerare durante la cena successiva.
Vi lascio con un pensiero di Hans D. Thoreau, vitalista della metà dell’ottocento che così scriveva:
Com’è possibile pensare di poter stare in salute facendo roteare dei manubri, quando le sorgenti della vita sgorgano, inesplorate, in pascoli lontani? Come si può considerare normale tenere per ore le gambe accavallate negli uffici e nelle case, se esse esistono per stare erette e muoversi per boschi?
Perché la vera attività motoria è l’unità dell’Essere, il nostro corpo che agisce, attraverso la propria intelligenza cellulare, fondendo le proprie intuizioni con la mente razionale. Ritrovare ,appunto il proprio “ Sé”.
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Dovremmo cambiare il nostro modo di interpretare la vita, dovremmo ritornare a renderci conto che il nostro corpo è fatto per muoversi e agire, e che ci vorranno millenni prima di abituarci ad uno stile di vita sedentario e privo di vitalità. Ci riusciremo?
Grazie per questo articolo.
Da insegnante di educazione fisica e laureato in scienze motorie, ed oggi educatore al benessere in movimento, sostegno e promuovo da anni, questa fondamentale differenziazione tra l’attività fisica/motoria e quella sportiva.
Un altro importante fattore che le distingue è il suo scopo ed obiettivo: l’attività fisica/motoria è finalizzata principalmente allo star bene, alla cura del proprio corpo, alla prevenzione della salute e promozione di uno stile di vita sano ed attivo, che migliori appunto la qualità della vita di ciascun individuo. Lo sport o attività sportiva che sia agonistica o non agonistica e comunque competitiva, ha come finalità i “risultati” (punteggi, vittorie, record, etc.) ed in seconda istanza anche il movimento che faccia star bene e meglio. Partendo da questa distinzione è bene che la persona comprenda qual’è la sua reale necessità e scopo principale di “muoversi”, senza mai dimenticare che prevenire è meglio che curare, e che comunque la Vita è Movimento, il Movimento è Salute e la Salute è Vita! Cari Saluti/e
Caro Cristiano, grazie a lei per la sua testimonianza….assumere consapevolezza dei propri bisogni e delle proprie necessità biologiche sembra che diventi sempre più difficile di questi tempi. Il ruolo di noi terapeuti è quello di risvegliare le coscienze sopite dallo stress e invitare i nostri assistiti ad assumere maggiore coscienza del proprio sè e del proprio corpo, che poi alla fine è la stessa cosa….un abbraccio forte e buon lavoro….
Gent.ma Daniela,
Sono perfettamente in sintonia con lei..
Infatti personalmente come professionista mi occupo e promuovo altresì il rilassamento con la Respirazione energetica Consapevole; strumento di eccellenza anche per la conoscenza e sviluppo dell’Essere. Cari saluti e salute ;o)